Sipadan

Un pezzo d'arte incontaminato

Jacques Cousteau nel 1984, disse che era un pezzo d’arte incontaminata, 26 anni dopo decidiamo di recarci in questo paradiso per verificare se sa trasmettere ancora quelle emozioni.
SIPADAN, la meta tra le più ambite dai subacquei, nel 1933 fu dichiarata dai coloni santuario della fauna alata e riconfermata nel 1963 dal governo Malese.

E’ un’isola oceanica, situata nel mare di Celebes del Borneo Malese sul limitare del Ligitan Reef, cresciuta su un cono vulcanico grazie allo sviluppo di corallo vivo e con un fondale di oltre 700 metri.
Arriviamo in aereo a Tawau, ad attenderci un pulmino che ci porterà, in poco più di un’ora a Semporna, porta d’ingresso per i turisti, verso il mare aperto e i punti di immersione più ambiti e rinomati.

Dopo aver attraversato, villaggi e intere foreste di palme, dal quale ne ricavano olio, finalmente ci imbarchiamo su un mini traghetto per altri 45 minuti di navigazione prima di raggiungere l’isola di Mabul, dove alloggeremo per tutta la durata del viaggio.

Sull’isola di Sipadan, furono creati alcuni insediamenti turistici, per essere definitivamente chiusi, nel gennaio del 2005 quando fu dichiarata ufficialmente parco marino protetto nazionale malese.
Finalmente è arrivato il grande momento, preparo attentamente la mia attrezzatura fotografica mentre gli altri preparano bombole e rebreather Buddy Inspiration, a differenza di altre mete subacquee asiatiche, qui le immersioni si effettuano con moderne imbarcazioni in vetroresina con potenti motori fuoribordo.

C’e molto vento, ed il mare è un po increspato, incontriamo ogni tanto qualche piccola imbarcazione di pescatori intenti nella loro pesca, da subito intravediamo Sipadan che in circa 30 minuti, raggiungiamo.
Ai miei occhi appare un paesaggio da sogno, acqua cristallina, tartarughe che affiorano per prendere respiro per poi immergersi nel blu, sull’isola sabbia fine e bianca, fitta vegetazione che nasconde una varietà massiccia di Uccelli tropicali quali L’Aquila di mare Testabianca, kingfishes, Sunbirds e stormi di Piccioni di legno.

Le correnti in tutta l’isola non sono forti, ma in alcuni periodi lunari si possono raggiungere fino ai 2 metri di flussi e riflussi di marea, noi eravamo proprio in quel periodo lunare.
La guida ci invita a scendere sulla banchina, costruita dai precedenti Resort ora riadattata, per recarci al punto di controllo presidiato dalla marina militare malese che con diverse postazioni armate di tutto punto, controllano l’intera isola ed gli accessi dei turisti ma anche dai potenziali attacchi di pirateria che in quel quadrante nautico è ancora praticato, l’ultimo episodio è accaduto il 23 Aprile del 2000 con la cattura di 21 turisti da parte di terroristi filippini di Abu Sayyf, in seguito rilasciati.

Oltre la marina militare, ho notato anche la presenza dell’università di biologia marina, con alcuni postazioni scientifiche, per il controllo dell’attività di posa delle uova che centinaia di tartarughe, anche con la presenza dell’uomo, le depositano nella bellissima sabbia bianca. Per effettuare le immersioni a Sipadan bisogna richiedere un permesso all’autorità Malese pagando una tassa di ingresso di 40RM, purtroppo può capitare di essere respinti ma comunque i Resort ti assicurano almeno 3 accessi, noi siamo stati molto ma molto fortunati, siamo riusciti ad ottenere ben 5 permessi per un totale di 16 immersioni.

L’isola è accessibile al turista, è stato creato un punto di ristoro coperto dove i vari diving allestiscono i picnic tra una immersione e l’altra e per chi non fa immersioni è premesso la sosta sulla spiaggia con la possibilità di fare un pò di snorkeling, ma non è permesso fare il giro dell’isola a piedi anche se alcuni lo fanno a loro rischio.

Terminati i controlli burocratici finalmente si parte per la prima immersione, i siti sono 13 tutti meravigliosi ma con la guida decidiamo di fare subito Barracuda Point uno dei più abiti per la massiccia presenza di barracuda, carangindi e pinna bianca.
Scendiamo, accendo la mia fotocamera, i flash, tolgo la protezione dall’oblò e subito mi accorgo di essere avvolto da una sensazione piacevole, l’acqua è 29° anzi 29,9°, ci dirigiamo a ovest seguendo la parete di corallo accerchiati da centinai di pesci di barriera multicolori, ma ecco le prima tartaruga, un’altra, un’altra ancora, si tratta principalmente della Chelonia mydas, più conosciuta come la tartaruga verde, ma spesso si può incontrare anche la Eretmochelys imbriacata ovvero tartaruga imbriacata.

Ad un certo punto sento urlare, mi accorgo che un compagno di immersione mi indica di guardare in un determinato punto, era un Triaenodon obesus ovvero uno squalo pinna bianca che stava transitando poco più in basso, eccone un’altro, questa volta mi passa vicino, sono cuccioli di un metro e mezzo o poco più, molto curiosi tanto che nel giro di pochi minuti veniamo accerchiati o meglio, siamo noi che abbiamo invaso il loro territorio. Proseguiamo l’immersione, intorno ai 10 metri di profondità intravediamo una macchia nera che si fa sempre più grossa, eccoli, sono loro, una nuvola immensa di Barracuda Sphyraena putnamiae piu conosciuti come pinna nera, per nulla infastiditi dalla mia presenza mi avvicino, entro nel branco e poi da sotto continuo a fare molte foto, facendogli fare la classica girandola e altre forme a dir poco spettacolari.

Scendiamo intorno ai 30 metri, oggi siamo proprio fortunati, davanti ai nostri occhi un bell’esemplare di circa 2 metri, un Carcharhinus amblyrynchon, uno squalo grigio che con tutta la sua grazia, forse un po timido, sparisce nel blu.
I fondali sono ancora ricchi di pesce, tuttavia abbiamo sentito più volte molte esplosioni, segno tangibile della pesca con la dinamite, per altro vietata, ma che i pescatori locali praticano ancora, ma si parla anche di un’altro tipo di pesca più terribile e sorprendente praticata con l’uso del cianuro.

Risaliamo su un altobiamo di corallo e sabbia bianca, dove incontriamo branchi di Platax boersii, teira e orbicularis, grossi carangidi Caranx ignobilis (tonno gigante), Caranx mellpygus (tonno pinna blu) o grossi branchi di Carangoides ferdau (tonno fasciato) che si fanno avvicinare tanto da averli a pochi centimetri dalla maschera creando un muro impenetrabile oscurando anche la luce del sole, piu isolati si possono ammirare grossi Barracuda Pinna Gialla Sphyraena jello.

E’ giunto il momento di risalire, rientriamo sull’isola per una sosta e un pò di ristoro che non fa mai male, per altro in compagnia di alcuni piccoli Varani seguiti probabilmente dalla mamma o il papà (non si e capito bene), lungo quasi 2 metri per nulla timido ed intimorito ma ben nutrito grazie anche alla bontà del turista, si dice anche della presenza del granchio del cocco ma credo che ormai non ci sia più traccia di lui sull’isola data la sua carne molto prelibata e per questo a rischio estinzione nel resto del mondo. Ritorniamo in acqua alla scoperta di MidReef, un sito ad ovest dell’isola di Sipadan, caratterizzato dalla presenza stanziale di grossi, ma veramente grossi Bumper Head Fish che con il loro sporgente ed enorme unico dente, mangiano, tranciando come se fosse burro, il corallo vivo, più in profondità cioè dai 30 in giù, bellissime gorgonie, giallo/rosso, rosse, arancioni e lunghi steli di fruste di mare del genere Junicella. Più in alto intorno ai 10 metri bellissime

Acropore e altro corallo vivo abitato da una quantità enorme di pesce, tartarughe, squali pinna bianca e Cheilinus undulatus (Pesce Napoleone).
Nei giorni a seguire ci immergiamo anche a South Point, oasi degli squali pinna bianca, oppure Turtle Cavern, che conserva una macabra storia, dove moltissime tartarughe hanno trovato la morte.

Jacques Cousteau nel 1988 con la sua equipe la esplorò per primo trovandosi di fronte ad una scena spettrale: decine e decine di carcasse di tartarughe depositate sul fondale che non trovando più la strada di ritorno, soffocarono miserabilmente, in seguito fu trovato anche uno scheletro di delfino.

Siamo scesi anche noi, ma non avendo l’adeguata attrezzatura non abbiamo fatto penetrazione se non per i primi metri.
La Guida ci da spiegato che la grotta si estende per oltre 80 metri aprendosi poi in una seconda grotta molto ampia dove è presente un vero e proprio cimitero delle tartarughe, purtroppo anche alcuni subacquei hanno fatto la stesa fine, attualmente all’entrata c’e’ un cartello ben visibile con disegnato un teschio e la chiara scritta “pericolo di morte vietato entrare”.

Ma a Sipadan non si vede solo questo, si possono fare ancora oggi incontri spettacolari anche molto rari come il ritrovamento, da me effettuato, di un gruppo di anfipodi caprellidi presenti sun una bellissima Muricella (la gorgonia rosa), oppure come il Rhinchodon typus (Squalo Balena) che con i suoi 10 metri e la sua grazia ci è apparso durante un’immersione, Aetobatis narinari (Aquila di mare) o Manta birostris, oltre il classico pesce di barriera con i suoi mimetismi e associazioni, come i Fitofagi, Bentoniche, Labridi, Gobidi, Necton invertebrati, Coralli dai mille colori e sottospecie.